Scienze della comunicazione e sbocchi SEO
by 3 Giugno 2020 7:45 5.2K views0
Ultimo aggiornamento 19 Aprile 2024
I laureati in scienze della comunicazione sono i futuri copywriters e nella SEO ce bisogno di chi sa scrivere. Ma quanto centra la scrittura con la SEO e qual’è la differenza tra chi scrive per gli utenti e chi per i motori di ricerca?
Un pò per curiosità, mi sono messo a leggere i commenti degli utenti che scrivono sui vari gruppi universitari legati alle facoltà umanistiche, tra cui appunto scienze della comunicazione. Molte di queste persone si sentono spesso prese in giro da chi studia ingegneria, informatica o in genere da chi segue percorsi di questo tipo.
Scienze politiche, scienze della comunicazione… scienze delle “merendine”, così chiamano queste facoltà, dall’alto del loro sapere tecnico. Ma rispetto agli sbocchi lavorativi, la differenza tra un ingegnere meccanico e uno scienziato della comunicazione è che con i tempi che corrono, quest’ultimo finirà a scrivere su qualche giornalaccio web per 5 euro ad articolo, mentre l’ingegnere con la sua scienza solida si ritroverà a smontare e riparare sifoni di plastica sotto i lavelli altrui. Borghesi certo, ci mancherebbe.
Il problema non è l’università, ma lo “sbocco”
C’è una specie di maleficio che colpisce chi si iscrive all’università in funzione degli sbocchi lavorativi. Quando avevo 18 anni mi iscrissi a Lettere perché dentro di me si nascondeva (poco) un poeta. A quel tempo stavo con una ragazza che invece si era iscritta a Chimica industriale. Quando le rinfacciavo che la chimica industriale è la morte del sogno di essere vivi, lei mi rispondeva che i laureati in chimica industriale erano i primi a trovare lavoro, spesso ancora prima di laurearsi. Una strada tutta in discesa. Non importava quale lavoro fosse, semplicemente si trovava e si trovava subito, mentre i laureati in lettere dovevano faticare almeno un decennio per ottenere una cattedra in un paesino sperduto. Cattiva idea!
E infatti lei mi lasciò per mettersi con un suo collega di chimica industriale, il cui futuro doveva essere evidentemente spianato, data la scelta della facoltà “giusta”.
A un certo punto capii che quella mia ex aveva ragione e lasciai Lettere per qualcosa di più concreto, sociologia. Non ridere, lo feci per un nobile motivo che ora preferisco omettere, ma in ogni caso nemmeno questa scelta mi venne suggerita da interessi legati agli sbocchi lavorativi.
Sai cosa penso?
Che tu voglia fare ingegneria o scienze delle merendine, se la tua scelta è motivata dalla ricerca di uno sbocco, resterai molto deluso, perché TUTTE le università italiane non sboccano proprio da nessuna parte da almeno un ventennio. C’è la cerimonia, la festa, i saluti, dopodiché ti ritrovi solo a postare su facebook screenshot anonimi presi dai blog di chi ha successo nonostante commetta ancora gravi errori di ortografia.
Dietro un “grammar nazi”, dietro la maggior parte delle persone che si indignano gratis, dietro quelli che gli salta la mosca al naso appena si sentono chiamati in causa, c’è un diciottenne che si è iscritto ad una facoltà qualunque perché non ha avuto il fegato di ascoltarsi e dare voce alle proprie attitudini, alle proprie passioni.
Jacopo Matteuzzi è laureato in Filosofia, io in Sociologia, Giorgio Tave in Economia, Gianluca Fiorelli in Storia del cinema e molti altri veramente forti nemmeno ce l’hanno una laurea.
Adesso dimmi, ti interessano gli sbocchi lavorativi, o il lavoro? Ti sei mai chiesto cosa vuoi fare davvero e come lo vuoi fare?
Cosa accidenti aspetti?