Link Building Black Hat, il Caso Goeuro
by 1 Ottobre 2014 17:12 2.9K views0
Ultimo aggiornamento 11 Aprile 2018
Mettiti comodo, perché oggi ti mostrerò un esempio di come fare link building stravolgendo tutte le leggi della fisica e le regole del buon senso. Se sei un maniaco della black hat, continua a leggere.
La settimana scorsa, mentre facevo un’analisi completa per un mio cliente, mi sono imbattuto in un sito web legato al mondo del turismo con il profilo di link in ingresso più bello del sistema solare.
Premessa: non so se le attività di link building che riporto in quest’articolo siano state condotte consapevolmente da chi si occupa del progetto Goeuro o se le stesse avvengano all’insaputa della società che detiene il marchio. In quest’ultimo caso, il mio lavoro potrà essere utile a evitare penalizzazioni per il sito web da parte del team antispam di Google. I riscontri che riporto non sono segreti, ma pubblici e per produrli ho usato un software web based gratuito e di libero accesso.
Un bel profilo di link
Mentre studiavo le caratteristiche dei link inbound per i siti concorrenti rispetto al progetto che sto seguendo, mi sono imbattuto in un progetto con un profilo di link davvero particolare, perché innaturale come poche cose viste fin ora. Se vuoi vederlo è sufficiente che tu apra il sito backlinkwatch.com e ci scriva dentro www.goeuro.de. Quello che vedrai potrà piacerti o meno, ma ciò che conta è che a Google non piace per niente, almeno non per sempre.
Ci sono 1.000 link (in realtà sono molti di più ma il software gratuito ti mostra solo i primi 1.000) provenienti da siti web come questo:
che presentano una sola pagina “stuffata” con tante parole chiave più o meno correlate tra loro.
Se dai un’occhiata al codice sorgente della pagina, troverai circa 500 link nascosti ad altrettante pagine web dalla url come glbv.de(senza senso).
In sostanza è stato creato un network con almeno 1.000 domini dal nome senza senso, tutti messi a rete con link nascosti. Attenzione però, questi siti non si linkano tutti l’uno con l’altro, ma da ogni sito partono “solo” 500 link, c’è quindi una rotazione nell’ordine dei backlink che per quanto sia assurdo dirlo, rende il network più naturale. Nel 10% dei casi, tra questi link nascosti ce n’è uno a Goeuro. Alè!
So che lo stai chiedendo: funziona?
Mamma mia, che domande che fai. Questa tecnica allo stato, fa sì che Goeuro ottenga ottimi posizionamenti (più forti in Germania) e che conservi 4 punti di PR. L’avrei fatto al loro posto? Ti dirò che non sono proprio quel tipo di SEO (in generale) e che se queste attività sono state portate avanti consapevolmente, scorgo più che altro molto coraggio e poca lungimiranza, perché questa link building è unabomba atomica. Forse più indicata per un business one shot che per un progetto life long. Potente, esplosiva, ma per l’appunto scoppia e alla fine ti ritrovi a terra con il sito penalizzato se non del tutto bannato… e qua ci starebbe.
Aggiornamento del 02/10/14:
Sono stato contattato da Alexander Huth, responsabile SEO di Goeuro, che per diritto di replica (giustissimo direi) mi ha chiesto di pubblicare una sua spiegazione ufficiale che allontani da Goeuro qualunque coinvolgimento relativo a pratiche black hat SEO. Come avevo premesso chiaramente, non sapevo chi fosse il responsabile per le attività che ho riscontrato, ma mi sono limitato a fornire ai miei lettori un dato “aperto” che chiunque può leggere con un software gratuito. Non ho mai accusato Goeuro di nulla, né ho fatto affermazioni false.
Di seguito la replica di Alexander:
Francesco, ti ringrazio di avermi permesso di commentare il tuo articolo.
Voglio iniziare con un punto fondamentale: Non utilizziamo e non abbiamo mai utilizzato tecniche di black hat SEO.
Quello che hai scoperto e di cui hai parlato nel tuo articolo non è una tecnica di spam che utilizziamo per migliorare il nostro posizionamento, è legato al periodo in cui il dominio www.goeuro.de non era di nostra proprietà. GoEuro è stata fondata da Naren Shaam, un imprenditore indiano-americano, che ha lasciato il suo lavoro a Wall Street per realizzare un tool per viaggiatori. Un tool che rende possibile orientarsi nel complicato mercato europeo dei trasporti. GoEuro aggrega la maggior parte dei voli, autobus e treni di paesi come Germania, Gran Bretagna, Spagna e Italia e confronta le loro offerte. La nostra missione è permettere ai nostri utenti di trovare facilmente l’opzione di viaggio più economica o veloce, riducendo la complessità del processo di ricerca.
Quando abbiamo iniziato a realizzare il primo prototipo da mostrare a potenziali partner e investitori, naturalmente abbiamo anche iniziato a pensare a un nome da dare al prodotto. GoEuro è stata la nostra prima scelta e, fortunatamente, la maggior parte dei domini con questo nome e profili social non erano stati presi. Abbiamo così deciso di registrare tutto – escluso goeuro.de, che era di proprietà di un gruppo di rivenditori anonimi di domini. Il gruppo comprava milioni di domini per poi rivenderli al momento più opportuno.
Allora il dominio ospitava una pagina statica che linkava a ogni altro dominio all’interno del loro network, a partire dalla lettera G. Per ridurre il numero di link visibili (c’erano fino a 9.000 link su alcune pagine!), il webmaster ha utilizzato un tag marquee per fare in modo che i link scorressero per lo schermo. Adesso, il tag marquee è nascosto dal CSS, ma l’abbiamo “scoperto” per fare questo screenshot:
Dopo aver comprato il dominio abbiamo immediatamente inoltrato la richiesta per eliminare tutti i link a goeuro.de da questi network di domini, preoccupati che i link potessero compromettere la nostra performance SEO in futuro e risultare in una penalità. Alcuni, ma non tutti, vennero rimossi, abbiamo disabilitato i restanti attraverso Google Webmaster Tools. I tool SEO come Majestic e ahrefs non sono a conoscenza di questo processo e mostrano ancora questi link tra il profilo di backlink di goeuro.de. Posso assicurarti che Google non li prende più in considerazione. E se lo facesse questo provocherebbe più danni che benefici… Perché? Questo è un vecchio screenshot della ricerca effettuata dal Link Research Tools, anche se non sei d’accordo su come opera il tool, il rischio stimato è altissimo. Molto più alto di quello che qualsiasi brand possa (o dovrebbe) mai permettersi: