Intervista SEO: Gianmaria Mazzeo
by 19 Gennaio 2015 15:57 2.8K views0
Ultimo aggiornamento 28 Maggio 2017
Gianmaria Mazzeo è uno dei moderatori nel gruppo G+ della comunità dei webmaster di Google. Il gruppo è ad oggi una delle fonti più solide da cui trarre spunti per imparare o approfondire le tematiche che girano intorno a come si cura un progetto web. Apprezzo molto il punto di vista che parte dall’osservazione e dalla discussione delle linee guida di Google sulla qualità. Ringrazio Gianmaria per avermi concesso quest’intervista che vi propongo con vero piacere.
1) In che anno hai cominciato e soprattutto perché? (puoi ancora smettere)
Mi è sicuramente più facile dire il perché piuttosto che il quando.
Sono circa 15 anni che, seppur con diversi compiti, lavoro nel web.
Quella che definisco “la mia sana inquietudine” mi impone di comprendere le logiche che governano i contesti in cui mi muovo, quindi mi è sembrato naturale interrogarmi su quali fossero le differenze tra un progetto web di qualità ed uno, invece, che non poteva in alcun modo definirsi tale.
Ero alla ricerca di standard che potessero misurare in modo oggettivo il mio lavoro, così ho iniziato a dare peso a fattori quali la validazione del codice, l’accessibilità , la formattazione dei contenuti testuali o le simmetrie e proporzioni nel design.
La visibilità nei motori di ricerca era solo uno degli indicatori scelti per misurare il mio operato, ma anche lì era necessario comprendere il perché di alcuni risultati anziché altri.
Ne è venuto fuori un loop: comprendi degli aspetti che a loro volta ti innescano nuovi dubbi da sciogliere.
Ad ogni modo posso dirti con assoluta certezza che non ho alcuna intenzione di smettere. Mi piace tanto quello che faccio e trovo estremamente stimolante questa continua ricerca di risposte e soluzioni.
2) Come hai imparato a fare SEO?
Nutro un profondo rispetto per la SEO e per chi dedica tutto il suo tempo e la sua professionalità esclusivamente a questo lavoro, motivo per cui, essendo più orientato allo sviluppo web, mi sono sempre guardato dal definire me stesso un “SEO”.
Detto questo, per le motivazioni descritte precedentemente, ho iniziato a ricercare e leggere (in modo che definirei quasi ossessivo-compulsivo) tutto quello che riuscivo a trovare in rete che potesse, a vario titolo, riguardare la qualità dei siti, intesa come User Experience o la capacità dei motori di ricerca (prevalentemente Google ad essere sincero) di scansionare, indicizzare e posizionare i contenuti.
Con il tempo verificare le mie procedure di lavoro, alla luce di quanto descritto nelle linee guida di Google, è divenuta la norma. Quando la sola lettura non è stata più sufficiente a chiarire alcuni punti, ho ritenuto indispensabile confrontarmi con altri, che sapevo essere impegnati sulle stesse tematiche, o meglio ancora con chi quelle guide le aveva scritte.
È così che mi sono imbattuto nel Forum Webmaster di Google, di sicuro il luogo che più di altri mi ha aiutato a comprendere il funzionamento della SEO.
Le richieste di assistenza degli utenti (siti con caratteristiche tecniche sempre diverse e con problematiche spesso molto distanti) e il confronto quotidiano con il team del forum (Guide Google, Collaboratori Ufficiali ed Astri) sono estremamente stimolanti e frequentemente offrono lo spunto per rimettere in discussione le proprie “certezze” alla luce di nuovi elementi e conoscenze.
Ovviamente immancabile, come è giusto che sia, c’è tanto lavoro, studio, curiosità e voglia di non accontentarsi di risultati parziali, quando l’asticella era stata posta più in alto.
3) Cosa faresti a Matt Cutts se vi trovaste di notte da soli in un vicolo buio e senza telecamere?
Lo inviterei a bere qualcosa nella speranza di reggere l’alcol meglio di lui, così da farlo sbottonare un po’ sui progetti di Google, motore di ricerca, nei prossimi 10 anni.
A parte gli scherzi, so che non è la considerazione più diffusa nel nostro ambiente ma io stimo molto il suo lavoro e ritengo estremamente semplicistico attribuirgli tutte le cause di eventuali malfunzionamenti, senza riconoscergli i meriti di aver contribuito alla realizzazione del motore di ricerca più utilizzato al mondo.
P.S.
Probabilmente, a fine serata, sostituirei il numero di John Mueller nella sua rubrica telefonica con il mio, giusto per fargli qualche scherzo ogni tanto o chiedergli qualche informazione fingendomi John.
4) Quali SEO italiani ti hanno ispirato? In base a cosa li giudichi?
Ricordo che nei miei primi approcci al Forum Webmaster di Google sono stato accolto ed aiutato da Andrea Moro ed Angelo Palma. Con Angelo ho anche avuto modo di collaborare lavorativamente, verificandone sul campo, oltre che l’esperienza e la competenza, l’onesta intellettuale, aspetto per me fondamentale nella valutazione di un qualsiasi professionista, quindi anche di un SEO.
Ad ogni modo piuttosto che fare un elenco di SEO italiani che mi hanno ispirato (alcuni dei quali mi hanno preceduto in questa rubrica), rischiando di lasciare fuori qualcuno, preferisco tracciare il modello che non prenderei mai ad esempio.
Non mi piace chi tende a giustificare i propri insuccessi individuando le cause esclusivamente in fattori esterni alle sue attività e possibilità. Giudico un SEO che attribuisce il mancato raggiungimento di un obiettivo prefissato a “problemi” algoritmici, così come giudicherei un attaccante di una squadra di calcio che giustificasse i suoi gol mancati con le dimensioni troppo ridotte della porta di gioco.
Di pari passo godono della mia stima quelli in cui riconosco un approccio analitico, che più che portare alla sola messa in pratica di “azioni”, contribuisca alla comprensione del perché tali azioni possono essere più o meno utili.
5) Quali sono le condizioni di lavoro ideali e le peggiori per un SEO?
Il web è sempre più un settore ultra competitivo e fatto di professionalità e competenze complementari ma ben distinte. A mio parere, la naturale conseguenza di questo, è che le migliori condizioni di lavoro si abbiano nel momento in cui un progetto viene gestito da un team i cui membri sono tutti qualificati per la fetta che gli compete, nonché abituati al lavoro di gruppo; prerogativa non facile da trovare in un settore dove spesso ci si confronta solo con il proprio monitor.
Non è tanto la forma che mi interessa (io ad esempio non riesco a lavorare senza musica e la mia postazione di lavoro è tutt’altro che ordinata), ma la capacità dei membri del team di mettere da parte il proprio ego, per il raggiungimento di un obiettivo comune.
Di contro, le condizioni di lavoro peggiori ritengo siano legate ad una “collaborazione” difficoltosa con le altre parti in causa, siano esse altri soggetti coinvolti nella realizzazione del progetto o peggio ancora un cliente che, a fronte della propria “ignoranza” in materia, pretenda risultati improbabili ed in tempi impossibili.
P.S.
ovviamente se potessi intervallare la parte che mi compete tra snowboard e surf sono certo che la mia produttività ne trarrebbe giovamento 😉
6) Quali software utilizzi per fare SEO?
La mia giornata di lavoro tipo inizia con il controllo degli Strumenti per Webmaster di Google.
Nel tempo ho imparato che una segnalazione non è mai solo quello che sembra e spesso può rappresentare l’indizio per scoprire un problema ben più importante.
Ovviamente Google Analytics, e per quanto riguarda gli aspetti più strutturali, in particolar modo in fase di realizzazione di un progetto, ritengo molto utili strumenti quali Screeming Frog, PageSpeed Insights, i Validator W3C e un header checker tool.
7) Quali consigli daresti a un SEOFITA? (giovane sulla cattiva strada)
Verificare sempre l’attendibilità delle proprie fonti, misurare se stessi e il proprio lavoro attraverso l’adozione di standard condivisi e il confronto con gli altri, rispettare le linee guida.
L’ultimo punto in particolare mi sta molto a cuore, almeno per due ragioni. La prima è che barare porterà sempre (è solo questione di tempo) ad una “penalizzazione”.
La seconda, per me forse ancora più importante, è che il rispetto delle linee guida, di fatto conviene a tutte le parti in causa. Il motore di ricerca riuscirà a fornire risultati sempre migliori, gli utenti che effettuano le ricerche riusciranno più facilmente a trovare quello che cercavano e i proprietari dei siti riusciranno più facilmente ad intercettare il proprio target di riferimento.
Una persona che stimo un giorno ha detto che le tecniche Black Hat (in realtà era stato più specifico ma spero si riconosca lo stesso in queste parole) creano un rumore di fondo che sporca le serp. Condivido in pieno questa visione e mi auguro pertanto che chi intraprende oggi questa strada lo faccia con la volontà di mantenerla il più possibile pulita.