Intervista Smarmellata a Salvatore Russo
by 28 Maggio 2014 18:40 2.5K views0
Ultimo aggiornamento 28 Maggio 2017
Salvatore Russo è il fortunato inventore del verbo “smarmellare” del quale stiamo parlando un po’ tutti da un po’. Ho scelto di ospitare una sua intervista su Seogarden nonostante non sia esclusivamente un SEO 100% perché si occupa di molto altro. Se volete conoscerlo meglio, sarà impegnato DOMANI in un bellissimo webinar gratuito su Google+ insieme alla nostra vecchia conoscenza Luca Bove. Due grandi esperti della materia a confronto su argomenti estremamente interessanti per chi si occupa di marketing digitale. Ma bando alle ciance, vi lascio all’intervista più smarmellata che leggerete su questo blog. :-O
1) Innanzitutto, per inquadrare il tuo mondo, ti va di raccontarci una tua giornata lavorativa tipo?
Perché esiste la giornata tipo? Diciamo che ti posso elencare un po’ di attività che devo svolgere assolutamente tutti i giorni:
– Controllare che tutte le campagne Adwords, DEM, Display, etc siano in salute ed abbiano il giusto apporto di luce e budget per crescere rigogliose e produrre ottime lead.
– Sbirciatina al piano redazionale e definizione dei nuovi contenuti da produrre.
– Social GYM: sentire tutti gli scriccioli che compongono il Dream Team di 6sicuro. Questo scambio continuo di informazioni e idee produce una quantità enorme di buon umore che si traduce in proficue iniziative commerciali e ottimizzazione dei processi aziendali.
– Dialogare con i clienti. Tutti i giorni modero una quantità infinita di commenti sul blog, ma in realtà è una minima parte di ciò che effettivamente avviene dietro le quinte. Mi mancano solo i piccioni viaggiatori, ma mi sto attrezzando.
2) Parliamo di Google+: secondo te perché è stato concepito e a quale scopo?
«Google+ ti offre l’opportunità di essere te stesso e offre a Google la possibilità di capire chi sei.»
In queste parole di BRADLEY HOROWITZ, vice presidente del product management per Google+, c’è la risposta alla tua domanda mio giovine Luke Skywalker.
Online siamo tutti alti 2 metri e mezzo, bellissimi e pieni di aforismi da citare e piatti fighissimi da fotografare. E’ difficile per chiunque quindi definire esattamente chi si ha difronte per ottimizzare i propri sforzi pubblicitari. Google ne è consapevole e con G+ ha lavorato sull’identità: vuol sapere chi sei, il tuo nome e cognome, zero nickname, su quale blog scrivi (così da associare il tuo profilo G+ ai tuoi articoli), dove vivi, avere il backup delle tue foto, gestire i tuoi documenti, le tue ricerche e in generale tutti i tuoi comportamenti che difficilmente puoi nascondere e che nessun altro riesce a decifrare e interpretare come Google.
Il più grande successo di Google+ è quello di aver unificato sotto un unico account tutti i servizi Google, la società di Larry Page e Sergey Brin ha quindi la possibilità di osservare i comportamenti dei suoi utenti e il modo in cui utilizzano i servizi, a prescindere dal loro ritorno sulla piattaforma social. La vasta gamma di AFFINITY DATA a disposizione unita alla capacità unica di elaborazione di enormi quantità di dati permette di scoprire i gusti e bisogni della maggior parte degli utenti. Da qui la nascita di strumenti di marketing potentissimi da offrire alle aziende per produrre campagne pubblicitarie più rilevanti e pertinenti alle esigenze dei consumatori.
3) Quanto e a quali condizioni l’authorship può influenzare il posizionamento su Google?
Di per sé, in maniera diretta, non fa nulla. L’Authorship è in poche parole la certificazione di autore, un modo semplice per determinare chi ha realizzato un determinato contenuto, per farlo basta avere un account Google+.
Impostando l’authorship però si innescando una serie reazioni molto interessanti, ad esempio è possibile avere un rich snippet sulla SERP di Google (per intenderci la nostra pic profile di G+) che permette di differenziarci dagli altri e molto probabilmente di aumentare il Click Trough Rate del listing poiché colpisce l’attenzione della persona che ha effettuato la ricerca. Alla lunga Google tiene conto di queste migliori performance nel definire il ranking di una pagina.
Inoltre definendo esattamente chi è il papà o la mamma di un determinato contenuto sarà possibile creare un indice di autorevolezza dell’autore. L’Author Rank dovrebbe essere un aggiornamento dell’algoritmo che tenderebbe a migliorare i risultati nelle SERP di Google avvantaggiando le pagine (o siti web) il cui autore è ritenuto affidabile ed esperto per determinati argomenti.
Al momento è un po’ come il Big Foot, qualcuno giura che esista davvero, ma non si hanno ancora prove certe. Ci sono diversi tentativi in corso e molta ricerca in merito, sempre nell’ottica di trovare segnali poco manipolabili dai webmaster.
4) Esiste un’influenza di Google+ nelle ricerche local? A che livello?
Non c’è proprio una influenza, diciamo che per la maggior parte delle volte è proprio una impersonificazione.
Google+ si è infilato dentro le ricerche locali derivanti dalle mappe (Google Maps e Google Places) per accedere al mondo cosiddetto So.Lo.Mo (Social, Local e Mobile).
Ecco una immagine
Quindi per apparire proficuamente sulle mappe di Google, e anche nelle SERP con intenti locali tramite la Universal Search, occorre attivare Google Plus Local (che prima era Google Places).
Poi dopo c’è una serie di attività da fare per migliorare il ranking local, ma esulano un po’ da G+.
5) Google+ mette le persone prima delle aziende. Come fare corporate branding con G+?
Dici? Su Google+ le Pagine ed i Profili hanno nessuna differenza sostanziale, interagiscono nell’ecosistema Google in modo identico. Senza contate l’enorme strumento dato dalle Pagine Local. Su Google+ le aziende devono immaginare e sviluppare strategie più raffinate, a medio termine, in cui la componente empatica è fondamentale, lo sforzo aziendale molto più alto, quasi estremo perché devono compiere un’azione a cui non sono molto abituate: conversare con la loro clientela. Quante volte da piccoli abbiamo parlato con la TV? Perché sentivamo la necessità di creare un contatto con quegli uomini e donne aldilà del vetro. Quella voglia di contatto c’è ancora e quando avviene il legame è indissolubile! Ecco spiegato perché brand molto conosciuti su Google+ fanno ancora molta fatica, utilizzano schemi presi in prestito da altri social: su Google+ l’unica star è la conversazione.
6) Esistono segmenti di mercato nei quali è più facile fare personal branding su Google+
NO! Forse si. NO!
Allora ti spiego il dilemma che flagella la mia anima.
Ti risponderei di no, perché se hai capito il modello conversazionale di Google+ puoi parlare in maniera efficace di bulloni e rondelle come di viaggi in posti paradisiaci. L’utilizzo, ad esempio, degli Hangout può aprirti un’autostrada verso nuove forme di comunicazione.
Ti risponderei forse si, perché è innegabile che al momento ci sono delle categorie di utenti che hanno più successo di altre. Prendi ad esempio i fotografi, re indiscussi. Questo perché la piattaforma è strutturata in maniera tale da offrire la massima visibilità alle immagini, senza tenere conto dei tool di foto editing e dei sempre più sofisticati sistemi di composizione automatica delle immagini (ad esempio Google+ Stories) che permette di ottenere un discreto successo anche a chi non è proprio un maestro con la reflex (strutture alberghiere, agenzie di viaggio, etc). Google+ inoltre è perfetto per ogni tipologia di proposta formativa.
7) Hai amici, parenti o animali domestici ai quali vuoi lanciare un monito celeste?
Google+ è Google.
Io ti sto aspettando, quando lo capirai ci accerchieremo forte forte.