Indici di leggibilità come fattore di ranking
by 29 Aprile 2016 10:19 7.9K views1
Ultimo aggiornamento 8 Marzo 2018
Cosa si intende per leggibilità di un testo e quanto conta (o potrà contare) per Google in quanto fattore di ranking?
L’idea per quest’articolo mi è venuta leggendo un commento di Salvatore Della Pepa, che ha sviluppato un plugin per wordpress capace di valutare gli indici di leggibilità del testo.
Cosa sono gli indici di leggibilità?
Quando parliamo di leggibilità, ci riferiamo al termine inglese readability che indica la scorrevolezza della lettura rispetto alla struttura linguistica. Un testo leggibile viene fruito più agevolmente di un testo contorto, come quello dei libri universitari per capirci.
Scrivere bene significa innanzitutto essere “leggibili”, quindila maggior parte dei docenti universitari fondamentalmente non sa scrivere.
Gli indici di leggibilità sono criteri elaborati da gruppi di linguisti, pedagogisti e filosofi del linguaggio per misurare il grado di “readability” di un testo. Per l’Italia, uno degli indici più importanti è il GULPease che rispetto ad altri ha il vantaggio di utilizzare la lunghezza delle parole in lettere anziché in sillabe, semplificandone il calcolo automatico.
Facendo ricerche ho trovato un altro sito web che si chiamareadability-score.com, davvero interessante perché consente di verificare subito la leggibilità di un testo (in inglese) sula base di indici predefiniti:
Flesch–Kincaid
È un sistema basato su due test che messi a confronto indicano la difficoltà di lettura di un passaggio in lingua inglese.
Gunning Fog index
Prende in considerazione anche la complessità dei termini utilizzati oltre alla lunghezza di parole e frasi. Stima gli anni di studio formale necessari per comprendere un testo alla prima lettura.
Coleman Liau index
Si basa fondamentalmente sulla lunghezza delle parole in caratteri per stimare meccanicamente il grado di istruzione necessario alla comprensione di un testo.
SMOG
Acronimo di Simple Measure of Gobbledygook, determina il grado di istruzione necessario alla comprensione, come i due indici precedenti, ma si basa su altre metriche, nello specifico sul rapporto tra numero di sillabe e proposizioni.
Automated readability index (ARI)
L’indice ARI determina infine il grado di leggibilità di un testo sulla base del rapporto tra caratteri/parole e parole/frasi.
Come ragionare di questi indici lato SEO?
Ultimamente ho pubblicato un articolo chiedendomi se sia lecito o meno parlare di SEO copywriting. L’ho fatto perché tanti ottimi professionisti affermano serenamente che i testi non c’entrano niente con la SEO. Ebbene, lo stesso Salvatore della Pepa nota che rispetto al plugin sviluppato, i testi con indice GULPease tra 45 e 70sembrano ottenere un “posizionamento migliore” degli altri.
Uno scenario simile rende quantomeno intrigante parlare di un’ottimizzazione del testo a partire da metriche quantitative. Se si riuscisse a dimostrare senza ombra di dubbio che i contenuti scritti con il rapporto “giusto” tra caratteri/parole/frasi, si posizionano meglio di quelli che raggiungono un punteggio inferiore su questo piano, allora anche i SEO di tipo “codice über alles” dovrebbero ammettere che la SEO copywriting non solo esiste, ma può essere determinante in molti casi.
Cosa ne penso io
In poche parole, non mi convince. Cioè, i test qui sono da fare subito, quindi scarica il plugin di Salvatore e verifica tutto, ma tieni sempre presente che un testo non è rilevante perché è leggibile, è rilevante perché è utile, cioè se perfeziona le intenzioni di ricerca degli utenti. Se ci pensi un momento, in tanti casi gli utenti cercano risposte immediate e comprensibili, in altri vogliono contenuti complessi, in altri ancora nemmeno cercano testo. Insomma come sempre, non possiamo (quasi mai) pensare a un fattore solo come alla pietra filosofale.
In ultimo
Ci sarebbe anche un altro aspetto. Non mi convince per niente l’idea di affidarci unicamente a metriche quantitative per determinare la comprensibilità di un testo. Sono convinto che possano esserci aspetti importanti damisurare, ma come sai, i software non sannointerpretare i significati, non come noi. Per questo motivo resto (per ora) convinto che associare termini e fare inferenza sia una strada da seguire e penso che Google la segua già da anni per determinare il ranking dei risultati di riceca, ma come dico anche nel Manuale di Seo Gardening,gli algoritmi sono in parte fuori controllo, perché quel “motoraccio” di ricerca non riesce e forse non riuscirà a capacitarsi del perché talvolta facciamo scelte (e click) poco prevedibili.
Misura ok, ma non scordarti la testa negli altri pantaloni.