I fattori di ranking indiretti

by francesco 5K views5

Ultimo aggiornamento 19 Aprile 2024

I fattori di ranking indiretti sono quei segnali che non vengono presi direttamente in considerazione da Google per l’attribuzione di rilevanza (e appunto posizionamento organico) alle pagine web rispetto a un certo topic.

fattori indiretti di ranking
fattori indiretti di ranking

Diciamo subito che già sull’incidenza esatta dei fattori diretti, i SEO hanno diversi dubbi, perché non sembra essercene uno di cui si possa dire che da solo abbia sempre lo stesso valore indipendentemente dal contesto. Sotto questo punto di vista i test SEO condotti per valutare l’incidenza di uno o più fattori di ranking, andrebbero presi in considerazione solo per i segmenti di mercato in cui vengono condotti, senza trarne indicazioni generali e astratte.

Certo si può dimostrare che il tag title incide sul ranking, ma non si può dire quanto in termini assoluti e chiunque lo faccia sta cercando di venderti un software, diciamolo.

 

Quali sono i fattori diretti di ranking?

Nemmeno si ha la certezza che alcuni fattori vengano direttamente presi in considerazione da Google per stabilire il ranking. Ad esempio, la velocità di caricamento delle pagine è un fattore diretto o indiretto? Nel 2010 Matt Cutts scrisse un primo post in cui affermava che Google stava inserendo il tempo di apertura delle pagine nel novero degli oltre 200 fattori di ranking già esistenti, ma poi, al di là delle altre dichiarazioni ufficiali, lo hanno fatto davvero? Se segui le vicende di Mountain View sai già benissimo che quelle persone sono molto caute sulle dichiarazioni  – non è un caso che oggi Cutts lavori nella CIA –  proprio perché sanno che dall’altra parte della barricata ci sono persone (noi) appostate con i microfoni ambientali e le cimici per carpire la minima informazione che costituisca un vantaggio competitivo.

Sì, è una vita triste, la loro e la nostra.

Possiamo affermare che i link dall’esterno spingono, ma non sempre, che la velocità aiuta, ma non da sola, che la lunghezza del testo incide, ma solo in base alle intenzioni di ricerca. Insomma a veder bene, in molta parte anche la distinzione tra fattori diretti e indiretti è (lo scrivo in francese) una mezza cagata. Poi ci sono i Googlers che affermano l’irrilevanza dei video embeddati ai fini del ranking provocando l’indignazione dei Giorgio Tave, e quelli che dichiarano l’importanza delle sitemap per l’indicizzazione facendo andare Ivan Lapicirella su tutte le furie. E noi lì in mezzo a pedalare.

 

E i fattori indiretti?

Se già su quelli diretti si discute, i fattori di ranking indiretti sono cose di cui forse nemmeno si dovrebbe parlare e proprio per questo meritano una riflessione ampia. La loro stessa esistenza è frutto di mera speculazione, tuttavia chi fa questo mestiere e anche chi semplicemente è “sul web”, ne percepisce il peso ogni giorno.

 

Percepisci che ottenere un buon engagement su facebook mediante la condivisione di un articolo su una pagina molto trafficata, può produrre benefici sul ranking, sebbene tutti sappiano che i link da facebook hanno l’attributo nofollow.

 

Percepisci che quando gli utenti seguono sempre i percorsi di navigazione stabiliti a monte e convertono nella maggior parte dei casi, il ranking del sito web migliora per le ricerche su cui il sito web funziona senza intoppi, sebbene la web usability non sia un fattore di ranking.

 

Percepisci che il sito web di una persona o di un azienda migliora nei posizionamenti quando su altri siti simili le persone semplicemente ne parlano, senza scrivere articoli interi e senza fare link building, eppure le semplici menzioni non sono fattori di ranking.

 

Percepisci che a seguito dell’invio di una newsletter verso un grosso database di utenti, i posizionamenti del sito web migliorano per le chiavi pertinenti con gli argomenti della newsletter, sebbene l’email marketing non sia un fattore di ranking.

 

È per questo motivo che faccio SEO, per questo e per Claudia mi tiro giù dal letto ogni mattina… e pure per le melanzane.

 

Conclusioni

Percepisci che Google ci osserva ad un livello di profondità che non possiamo comprendere finché non fatturiamo 60 miliardi di dollari l’anno. Noi qui discutiamo dei link nei commenti che non spingono, come fa lo stolto che guarda il dito invece di osservare dove punta. Intanto là fuori ci sono persone in grado di sapere pure di che colore hai le mutande.

Ma che ci frega? Noi siamo SEO, noi sì che sappiamo come funziona Google…