I problemi dello shop su terzo livello

by francesco 2.8K views0

Ultimo aggiornamento 2 Agosto 2021

Oggi vi parlo di problemi strutturali che rendono più difficile a un sito web essere visibile su Google, nello specifico di un cattivo utilizzo dei terzi livelli di un dominio rispetto al modello di business del progetto.

carne sotto e maccheroni sopra
carne sotto e maccheroni sopra

Questo detto napoletano si addice alle situazioni in cui quello che hai davanti è l’esatto contrario di come dovrebbe essere, ed è esattamente quello che ho pensato quando mi sono trovato a valutare il sito di un rivenditore di materassi che si presentava come segue:

Dominio principale

Informazioni sui materassi a molla, su quelli memory e quelli in poliuretano, cuscini, tipi di reti e soprattutto una news su come risolvere le apnee notturne. Queste informazioni, oltre a essere molto generiche (perché dovrei venirle a leggere sul tuo sito?) sono anche poche, raffazzonate e destrutturate, insomma, io ci avrei messo un paio di giorni per fare tutto, andando piano.

 

Ottimizzazione SEO dominio principale

Oltre alla mancanza di struttura, i titoli (lato codice) al solito sono tutti uguali e sovraottimizzati, ma per fortuna Google ci viene in aiuto quando si accorge che il sito non è ottimizzato mostrandoci in serp solo le intestazioni e lasciando perdere il tag title. Purtroppo, per quanto Google si impegni dobbiamo fare qualcosa pure noi.

Terzo livello: SHOP

All’improvviso mi accorgo di questo terzo livello “shop.nomedominio.net” dove finalmente riesco a comprendere la ragion d’essere del progetto, che è nascosta bene dietro al dominio principale che in questo caso fa proprio da tappo, tant’è che in più di due anni al sito non è stato nemmeno assegnato il Page rank.

Link in ingresso?

Non scherziamo, si è lavorato così bene fin ora per nascondere il sito, perché rovinare tutto facendo link building? 😀

Come avrei strutturato il progetto

Avrei messo nel primo livello lo shop e avrei creato un’area del sito per le risorse perché in questo caso secondo me non c’è tanto bisogno di un terzo livello, ma piuttosto di un’area strutturata come Dio comanda, con un piano editoriale basato su notizie utili e non semplicemente corrette e complete. Ricorda: che c’è una bella differenza tra un contenuto ricco e uno utile, ne ho parlato pochi giorni fa. Un contenuto utile di tre righi può posizionarsi meglio di un contenuto di sei pagine, e questo chi fa SEO lo sa bene, oltre a conoscere le dinamiche di come ciò accade.

 

Se lo shop online rappresenta l’obiettivo di business, devi metterlo avanti!

In questo caso vale più che in altri, perché davanti c’è il nulla. Questo è proprio penalizzante, non in termini algoritmici, sia chiaro, ma proprio rispetto all’idea che Google si fa del tuo progetto, cioè uno come ce ne sono tanti (troppi) altri.

Conclusione: presenza o visibilità?

In genere, troppi imprenditori continuano a sottovalutare l’investimento in web marketing, confondendo l’essere presenti con l’essere visibili, senza rendersi conto che l’ecommerce è un negozio vero, non un surrogato virtuale. Non puoi aprire un’attività commerciale e fare impresa in regime di concorrenza nel 2014 senza considerare un investimento commisurato agli obiettivi che vuoi raggiungere.

E poi via, un paio di link in ingresso, giusto per… 😉