Content relevance, il testo NON è il contenuto
by 20 Gennaio 2017 8:32 5.4K views2
Ultimo aggiornamento 20 Luglio 2022
La rilevanza del contenuto rispetto a una o più parole chiave indica la capacità del contenuto stesso di rispondere a intenzioni di ricerca pertinenti con le stesse parole chiave. La content relevance riguarda tutti fattori endogeni, ovvero quelli intrinsecamente legati alla pagina web che ospita il contenuto e al sito web che ospita la pagina.
I fattori che fanno la rilevanza di un contenuto rispetto a una parola chiave sono esattamente quelli che di volta in volta fanno sì che gli utenti trovino buone risposte alle loro domande. Fai molta attenzione a questo passaggio, perché pensare a una buona risposta in termini di qualità del testo, taglia via la parte più importante del contenuto, quella formale, legata all’aspetto dell’intero contenuto, di cui il testo è la parte sostanziale, ma pur sempre solo una parte.
La forma e la sostanza del contenuto
Ne ho già parlato tempo fa. La rilevanza si fa tenendo insieme gli aspetti formali e quelli sostanziali del contenuto. Il testo è importantissimo, ma come viene gestito l’aspetto del testo? Se pensi di cavartela pubblicando “spiegoni” chilometrici senza capo ne coda, potresti avere una sorpresa amara e credo sia arrivato il momento per tutti di abbandonare il concetto di text relevance preso da solo, per abbracciare una visione più ampia, olistica e radicale, basata sulla web usability, sulla user experience e sulla content curation.
La SEO diventa più ostica proprio perché in questo momento richiede conoscenze tecniche in questi campi, conoscenze che in buona parte i SEO di estrazione informatica, per quanto forti, tenderanno a sottovalutare. Il malinteso è nel fatto che se i risultati non arrivano a fronte di un eccellente lavoro sul versante strutturale alcuni SEO si giustificheranno sostenendo che l’azienda non cura bene l’offerta di contenuti rispetto alla concorrenza. Ma è del testo che si parla o dell’interezza dei contenuti? E se questa è suscettibile di ottimizzazioni tali da migliorare le performance del sito web nei motori di ricerca, non è sempre di SEO che stiamo parlando?
La SEO deve essere transdisciplinare
L’affermazione”La SEO è morta” che ogni tanto ritorna di moda, è tanto più vera quanto più frequentemente i migliori professionisti nel nostro settore affermano che “i SEO devono guardare solo la SEO“. È chiaro che non si può sapere tutto, così come è evidente che la supponenza di chi non cerca l’altro, di chi non ritiene utile confrontarsi con chi parla un’altra lingua e viene da esperienze diverse è l’unica grande minaccia che vedo per questa disciplina. I sistemi chiusi implodono, non lo dico io.
L’ottimizzazione per i motori di ricerca non è più tanto una disciplina di estrazione informatica, quanto una scienza sociale che si avvale di conoscenze informatiche. Ottimizza una sito web per i bot dei motori di ricerca e avrai fatto un buon lavoro; ottimizza per le persone e avrai fatto un ottimo lavoro. La sfida per un consulente SEO nel 2017 è familiarizzare con le sfumature di grigio, confrontarsi con gli altri per conoscere se stessi, comprendere che l’esperienza è importante, ma 2 più 2 fa 4 solo se conti in base 10, quindi la razionalità deve tenere uno spiraglio aperto per l’intuizione, pena il perdersi dietro blasoni inconsistenti fatti di memorie digitali logore, mentre la SEO stramazza a terra esausta, come l’olio combusto.
Il contenuto migliore
Potrei farti una lista degli aspetti che fanno di un contenuto un buon contenuto, potrei parlarti delle dimensioni del font, del colore degli anchor text e della lunghezza consigliabile per il rigo, potrei raccontarti dei test svolti con alcuni clienti sulla distribuzione degli elementi di conversione nel corpo degli articoli, ma la verità è che non possiamo trarre regole generali sul come sviluppare una buona UX, perché al di là di alcuni aspetti che rispondono al buon senso (di cui possiamo parlare), una pagina con due righe di testo ENORMI del tipo:
“per risintonizzare il telecomando premi MENU e segui le indicazioni cercando l’icona con l’antenna”
può rispondere meglio alle esigenze di un ottantenne fortemente miope che vive da solo e non riesce più a vedere la TV. Se allo stesso ottantenne fai vedere un paginone di 40.000 battute corpo 11, grigie su sfondo grigio, per quanto tu sia un grande conoscitore della storia e della geografia dei telecomandi, non avrai fatto un buon servizio, non per tutti.
Ecco perché parlo della SEO come di una scienza sociale. Il sociologo è colui che a grandi linee studia per capire che la ricerca su Google per la query “risintonizzare la televisione” è fatta per il 70% da utenti sopra i 65 anni, infine l’intuito gli suggerirà di essere chiaro e stringato. Questa è ottimizzazione per le persone che fanno ricerche su Google.
Vuoi dirmi che non c’entra con la SEO?