Intervista SEO: Riccardo Esposito
by 30 Novembre 2015 17:56 2.2K views0
Ultimo aggiornamento 28 Maggio 2017
Riccardo Esposito non si occupa di SEO, cioè, non come la maggior parte degli operatori che conosco, ma in un mondo in cui i motori di ricerca sono sempre più umani, la sua SEO è forse più efficace di quella di tanti colleghi.
Conoscendomi, perché credi ti abbia chiesto di partecipare a un’intervista SEO?
Perché sono finiti i SEO? Scherzo, scherzo… Credo che la mia presenza qui sia dovuta alla scrittura. Io scrivo articoli, faccio in modo che in una pagina web ci sia del testo. Quel testo che Google legge e valuta per dare senso ai risultati. La serp dovrebbe essere (ripeto, dovrebbe essere) la classifica dei migliori risultati possibili. E la presenza di testi di qualità fa in modo che le probabilità di apparire ai primi risultati aumentino.
Contenuti migliori, posizionamento migliore. Questa è la sintesi. E immagino che la mia presenza qui sia legata a questo rapporto. Ora però voglio aprire una diatriba: cosa significa creare un contenuto migliore? Migliore per chi? Io parto sempre da questo punto, e immagino di non essere il solo a farlo: metti al centro il lettore. Scrivi i contenuti in modo da affrontare tutte le domande che bivaccano intorno a quell’argomento. Un contenuto di qualità soddisfa un’esigenza precisa: trovala e inizia a scrivere. ☺
Qual è il tuo approccio alla parola chiave?
Un punto di partenza. Una richiesta da rispettare e da esplorare. Immagino che sia pacifico superare l’idea di ottimizzazione netta nei confronti di una keyword. I webwriter, poi, sono artisti, sempre un po’ legati alla figura dello scrittore scapigliato che scrive come un eremita come e quando vuole. Chiaro, la realtà è ben diversa. Devi rispettare delle regole precise. Ma per me la scrittura ha queste caratteristiche: semplice, umana, accessibile. Il resto è speculazione (almeno credo).
Quanta SEO deve conoscere un curatore di contenuti?
Abbastanza da non cadere nella trappola della pura e semplice ottimizzazione intorno a una keyword. Ci sono ancora molti webwriter che contano il numero di keyword in un testo, e che scrivono come cani per ripetere all’interno del testo una combinazione precisa di parole. Questo mi sembra assurdo, e conoscere la SEO mi permette di evitare tutto questo.
Come blogger freelance vendo dei servizi, quindi devi conoscere i principi della SEO on page per inserire un contenuto su WordPress nel miglior modo possibile. Ma questo, come sai bene, è la base. Io non credo che esistano figure nette (chi scrive i contenuti, chi fa SEO) ma delle specializzazioni. Il mio compito è quello di individuare e sfruttare queste specializzazioni.
Io ad esempio punto alla strategia del blogging, individuo argomenti e organizzo piani editoriali. Conosco la SEO necessaria (e faccio formazione per rimanere aggiornato) per scrivere un buon contenuto, per far girare WordPress in un certo modo quando carico il testo. Ma al mio fianco voglio sempre un SEO specialist quando si pretendono determinati risultati.
Cosa sono per te i segnali sociali? Incidono nel posizionamento?
Incidono indirettamente. Nel senso che ogni condivisione è un’occasione in più per raggiungere persone che potrebbero essere interessate al tuo contenuto. Tra queste persone ci potrebbero essere webmaster, blogger, responsabili di una guida online. O di un PDF da allegare a un programma scolastico. Senza dimenticare una buona parte delle condivisioni sommerse che avvengono attraverso email, chat, Skype…
Oggi scrivere un grande contenuto non è sufficiente: lo devi rendere facile da “utilizzare” in tutte le sue sfumature se vuoi che le persone lo leggano, lo trovino, lo condividano. E lo inseriscano nelle pagine web come link. Tutto questo senza contare la presenza degli aggiornamenti di pagine/contatti Google Plus nella serp quando sei loggato: qui usciamo fuori dal semplice concetto social!
Da cosa ti accorgi a naso, se un progetto otterrà buoni posizionamenti?
“L’insieme è più della somma delle parti”. Questo è il motto della corrente psicologica che prende il nome della Gestalt, incentrata sui temi della percezione e dell’esperienza. Ecco, io credo che un progetto sia vincente quando riesce a unire tutto. Buon codice, buona strategia, buona usabilità, buona estetica e buona scrittura. Ah, chiaro: anche un buon hosting.
Ci consigli qualche Tool per la SEO di un blog?
Per me è fondamentale raccogliere dati quantitativi per capire cosa vogliono le persone. Keyword Planner Tool, Ubersuggest, Merlinox Tool, Google Trend, Semrush, Seozoom: uso questi tool per avere dei riferimenti chiari, oggettivi. Poi c’è la parte dedicata all’analisi qualitativa, e il tool più importante è la costanza. Devi individuare community e luoghi di discussione per analizzare le richieste, le domande, i dubbi delle persone che vuoi raggiungere. Scrivere contenuti per il web è questo, almeno dal mio punto di vista.
Infine, consigli a un giovane scrittore…
Apri un blog, subito, ora. Non aspettare di essere perfetto. Non lo sarai mai. Se non inizi a farti trovare, se non inizi a costruire un brand intorno al tuo nome, rischi di non emergere mai. E questo è un consiglio per imprenditori, freelance e dipendenti. Perché il dipendente crede di non averne bisogno, ma oggi siamo tutti liberi professionisti. Dobbiamo tutti dimostrare di essere speciali.
Mi sbaglio?