Intervista SEO: Emanuele Tamponi
by 20 Gennaio 2014 17:43 15.7K views0
Ultimo aggiornamento 9 Marzo 2023
Emanuele Tamponi è un professionista che non ama particolarmente far parlare di sé, avendo compreso il senso ultimo della SEO, cioè “fare SEO”. Immensa stima e ammirazione per un operatore che a pieno titolo entra nella mia lista dei migliori sulla piazza. Torniamo alle sane abitudini del lunedì mattina e ricordiamlo anche ad Emanuele: Rispondi tranquillamente, tua madre comunque non lo scoprirà 😉
1) In che anno hai cominciato e soprattutto perché? (puoi ancora smettere)
Il periodo in cui ho cominciato aveva delle cose in comune con l’attualità, forse un po’ più esasperate, nel bene e nel male: era (ed è) tutto molto stimolante.
Erano gli anni delle dispute eterne e inutili tra giornalisti e blogger (e se le davano di santa ragione) per quanto riguardava l’informazione; erano gli anni della contrapposizione feroce tra delegittimazione/esaltazione del web da un punto di vista economico; erano tempi di cose ingenue e meravigliose e di schifezze memorabili (moltissime queste ultime). Gli pterodattili volavan bassi, molto bassi.
Feci quindi la cosa più immediata che si potesse fare: aprii un blog, oggi risucchiato nell’oblio insieme alla piattaforma su cui si poggiava, Splinder. Cominciai a farmi le ossa così, non pensavo che sarebbe diventato il mio lavoro. Ho iniziato per passione.
Invece, dopo qualche anno, nel 2007, mi chiamarono a lavorare in un’agenzia di web-marketing e lì presi maggiore confidenza con questo mondo assurdo e pazzo ed entusiasmante che è la SEO. Dopo due anni e decine di progetti alle spalle, via, felice e libero come freelance.
Smettere? E perché? Se smettessi rischierei di fare split test con la vita, per assuefazione. No, no. Va bene così.
2) Come hai imparato a fare SEO?
Studio, pratica e curiosità. Test SEO, alcuni selezionati corsi di approfondimento, alcuni libri non solo settoriali, il feed reader, i forum, alcuni clienti coraggiosi che si lanciano in progetti curiosi, improbabili progetti personali: per me son queste le cose per continuare a imparare.
Agli esordi ho giocato con il codice e imparato a rispettarlo, poi le cose hanno preso una via sempre più analitica e molto più attenta ai vari aspetti SEO e al web-marketing in generale: ampliare la prospettiva credo sia interessante. E i seo-centrici, poi, sono terribilmente noiosi.
I momenti in cui ho imparato di più sono state senza dubbio le penalizzazioni e i vari update epocali che tutti conosciamo. In quelle circostanze misuri concretamente sia la potenza che la fragilità della SEO.
Si rimane increduli di fronte a un crollo tanto epico quanto sordo. Roba da commuoversi. Non prima, ovviamente, di aver strutturato una teoria articolata e composita di improperi in dialetto ittita stretto.
Passato questo primo momento di smarrimento, ti rimbocchi le maniche, e ti riconcili con la SEO, soprattutto quando il progetto rivede la luce: a quel punto puoi esser certo di aver collezionato una esperienza professionale altamente formativa, anche se in cuor tuo avresti preferito fosse meno dolorosa, ecco.
3) Cosa faresti a Matt Cutts se vi trovaste di notte da soli in un vicolo buio e senza telecamere?
Preferirei essere a cena con Marissa Mayer. In alternativa, se la Ceo di Yahoo non fosse comprensibilmente disponibile, mi andrebbe bene anche essere in un pub con George Best. Anche se cadavere. Ma il vicolo buio, Matt Cutts e tutto il resto non si può sentire. Il cannibalismo sarebbe più di un’ipotesi (rimane da vedere chi mangia chi).
4) Quali sono i migliori 10 SEO italiani? In base a cosa li giudichi?
Ricordare i colleghi con cui ho lavorato? No, assolutamente. Perché farne contenti alcuni citandoli quando posso farli arrabbiare tutti facendo finta di nulla?
Una cosa posso dartela per certa: non mi sento assolutamente tra quei dieci. Nemmeno nei paraggi.
Passando oltre: credo che la bravura di un SEO si misuri in relazione all’intera campagna di web-marketing a cui partecipa, non solo per le soluzioni tecniche che propone, ma anche come riesce ad integrarsi con il lavoro degli altri attori in gioco (copy, social media, programmazione, grafica, ecc).
Infatti, più che ai solisti credo in chi riesce a far squadra, sia da un punto di vista umano che professionale. Inutile essere un genio se poi ti relazioni come un minotauro. E più di altri mestieri legati al web-marketing, il SEO si trova spesso a interagire con altre figure professionali, perché moltissimi fattori concorrono alla salute SEO di un progetto. Deve saper mediare (e lo deve fare).
5) Quali sono le condizioni di lavoro ideali e le peggiori per un SEO?
Le condizioni ideali per me sono gli incarichi stimolanti e complessi. Nel concreto: preferisco lavorare nel settore turistico. Grossi player, grossa competizione ma anche tantissime soluzioni disponibili: lì conta davvero l’impostazione strategica e capire bene come utilizzare al meglio il budget, altrimenti non ne esci vivo.
Per il resto: un seo è un uomo o una donna che respira. Mangia. Beve. Ride. Fa queste cose nell’ordine che preferisce, nella misura che gli è più congeniale. Insomma, mi fermo qui: fa quello che fanno più o meno tutti. Prova a essere felice, anche nel proprio lavoro.
Quindi le condizioni ideali in senso esteso sono abbastanza banali. Una macchinetta del caffè perfettamente funzionante altrimenti sono guai serissimi, un compenso adeguato, clienti onesti e civili. Se quest’ultimi poi hanno una visione matura del web-marketing, meglio. Molto meglio.
Cose semplici, ma essenziali. Forse bastava dire una cosa sola: rispetto.
Le condizioni peggiori? Quando mancano le cose che ho appena elencato, l’ultima in particolare. Meglio andarsene. E di corsa, senza ripensamenti. La dignità non è negoziabile. La qualità della vita, nemmeno.
6) Quali software utilizzi per fare SEO?
Dipende dal progetto e dalle idee che intendo sviluppare. In linea di massima quelli che mi offrono la possibilità di lavorare con i dati grezzi, per ordinarli come preferisco con i fogli di calcolo.
In cima alla mia cassetta degli attrezzi ci sono Majestic seo e screaming frog o xenu, oltre ad analytics e Webmaster Tools. Questi li uso sempre.
Uso abitualmente anche advanced web ranking, non tanto per una malsana ossessione nei confronti del posizionamento tout court, ma più che altro per avere una panoramica dell’ecosistema dove opero e vedere come si muove e si evolve. È come osservare le boe di galleggiamento: mi rendo conto meglio se si tratta di un’ondata presa male o se è uno tsunami. Inoltre, con un po’ di fortuna, sempre grazie ad AWR riesco a notare eventuali nuovi player e vedere che strategia usano prima che diventino un problema stabile o un’opportunità nota a tutti.
A partire da queste analisi capisco che direzione prendere e se mi serviranno altri software per velocizzare ulteriori approfondimenti: non sempre è necessario ampliare all’infinito le analisi perché non sempre uno sforzo maggiore per recuperare dati dà poi informazioni così determinanti. Altre volte, invece, maggiori informazioni (e quindi più software di analisi) possono salvare un progetto o far risparmiare diversi mesi.
Per brevità (!) quindi elenco solo alcuni degli strumenti che uso più di frequente, anche se son sicuro che mi dimenticherò di citarne parecchi.
In alcuni momenti è utile searchmetrics (http://suite.searchmetrics.com/en/research), per avere ad esempio alcune indicazioni sulla storicità della presenza nei motori di ricerca di un progetto che non posso analizzare dall’interno. Mi faccio un’idea veloce e grossolana, ma suggestiva, per poi affinarla con analisi più approfondite.
Per chi lavora prevalentemente sulle penalizzazioni linkresearchtool (http://www.linkresearchtools.com/) può fa risparmiare molto tempo: non l’ho provato personalmente, ma le fonti che lo affermano godono della mia piena fiducia. Tuttavia, per chi ha solo problemi saltuari con campagne di link-building fatte male, potrebbe essere semplicemente oneroso.
Quando invece devo ampliare un key set base e sono alla ricerca di argomenti da trattare c’è l’indimenticato ubersuggest (http://ubersuggest.org/), anche se ultimamente apprezzo moltissimo il Keyword Suggest Tool (http://www.merlinox.com/suggest/) di Merlinox. Potente e ordinato. Spero lo estenda anche ad altre lingue.
Per verificare al volo lo status code di una risorsa uso il web reader di Search Brain (http://tools.searchbrain.it/), soprattutto se temo che la pagina mostri a googlebot uno status diverso rispetto a quello atteso e altri atteggiamenti difformi. Se poi individuo che la problematica è più estesa, allora approfondisco in altre maniere.
Non utilizzo strumenti per incrementare in maniera automatica o semi automatica i link in ingresso. E mi fermo qui nelle considerazioni in merito, altrimenti nei commenti scorrerà il sangue. Letteralmente.
7) Quali consigli daresti a un SEOFITA? (giovane sulla cattiva strada)
In generale credo sia importante avere una visione ampia di web-marketing: ciò significa, a livello operativo, di porsi sempre il problema se la SEO, per quel progetto, in quel contesto, con quel budget, può essere o meno una campagna interessante oppure se ci sono maggiori opportunità con altre forme di promozione.
Imbarcarsi in una campagna SEO che per mille ragioni si reputa fragile in partenza non è un buon affare nè per il cliente che ci mette il budget, nè tantomeno per il consulente che ci mette la faccia. Con la stessa determinazione, naturalmente, si deve difendere la validità di una campagna SEO, quando serve: gli strumenti analitici per avere qualcosa di più consistente di un ragionevole dubbio ci sono.
Per il resto, caro ipotetico seofita, sii pure orgoglioso di diventare un SEO e di continuare a diventarlo nel corso del tempo. Rimani lucido e appassionato, e non ti negare alla vita. La SEO non è tutto e i tuoi amici non capiranno mai come ti guadagni da vivere, nemmeno dopo anni. Fattene una ragione.