Intervista SEO: Danilo Petrozzi

by francesco 3.4K views0

Ultimo aggiornamento 28 Maggio 2017

È la volta di intervistare un giovane talento del mondo SEO. Danilo Petrozzi a 22 anni è già riuscito a far parlare di sé per l’accuratezza che mette nel suo lavoro. Apprezzato da molti, ha sviluppato all’ennesima potenza quel tipo di talento “nativo digitale” che lo ha portato all’attenzione dei top SEO italiani. Anche a lui diciamo…

 

Rispondi tranquillamente, tua madre comunque non lo scoprirà J

1) In che anno hai cominciato e soprattutto perché? (puoi ancora smettere)

2) Come hai imparato a fare SEO?

Unisco le domande 1 e 2 perché nel mio caso hanno una risposta comune. Alla fine del 2011 ho risposto a un annuncio di una web agency che cercava un ragazzo giovane da formare e che poi, se le condizioni fossero state positive, sarebbe stato assunto.

Fortuna volle che quella web agency fosse EspertoSEO e il corso fosse tenuto direttamente da Emanuele Tolomei. Il corso-SEO è stato particolarmente intensivo: sono entrato per la prima volta in ufficio i primi giorni di Gennaio 2012 e, dopo aver aver fatto anche 10-11 ore al giorno 6 giorni su 7, a Novembre dello stesso anno vengo assunto a tempo indeterminato.

Lavoro ancora per EspertoSEO, sia perché ormai siamo particolarmente affiatati sia perché, senza voler peccare di presuntuosità, secondo me costituisce una delle migliori condizioni lavorative possibili per un SEO in Italia.

3)   Cosa faresti a Matt Cutts se vi trovaste di notte da soli in un vicolo buio e senza telecamere?

Gli stringerei calorosamente la mano.

Il velo di “nebbia”, ambiguità e mistero che ha generato intorno a cosa è apprezzato dai motori di ricerca e cosa no, contribuisce in modo decisivo a incrementare il divario tra SEO bravi e SEO non bravi.

Se le “regole” di Google fossero più esplicite, la differenza tra queste due tipologie di SEO sarebbe infinitamente inferiore, e questo alimenterebbe il mercato dei “SEO fai da te”, del “SEO a pacchetto 3×2”, del “SEO a 10€ al Kg” e così via. Il fatto che Matt Cutts, in tutta onestà, non sia così determinante nel mio lavoro quotidiano è un gran bene: meno informazioni sono pubbliche, più c’è spazio per i SEO sperimentatori e avventurieri (e di conseguenza più margini e opportunità per i loro clienti). Il SEO che si documenta, e quindi agisce, in base alle nozioni espresse già presenti in rete (come le esternazioni di Matt Cutts) è destinato a fallire, proprio perché una volta pubbliche, le informazioni SEO diventano nulle.

Faccio un esempio molto stupido (e inverosimile, ma è per capire il concetto): se domani Matt Cutts annunciasse che il title delle pagine dovrebbe essere di 70 caratteri per “soddisfare” appieno il motore, il giorno dopo ci sarebbe solo e unicamente titoli di 70 caratteri, e questo annullerebbe de facto questo fattore di ranking (annullando, quindi, il divario tra SEO bravi, che c’erano arrivati da soli tramite l’esperienza e la prova sul campo, e SEO meno bravi, che ancora avevano title magari da 150 caratteri oppure 10).

4)   Quali sono i migliori 10 SEO italiani? In base a cosa li giudichi?

Sono una persona riservata e decisamente solitaria, per questo conosco pochi SEO (il 90%  conosciuti alla mia premiazione del SEO Training 2012 e gli altri grazie a contatti vari, sempre online). Stabilire se un SEO è bravo o meno è già un lavoro difficile di suo.

Su cosa si basa la bravura di un SEO? Fatturato della web agency? Fatturato dei clienti? Ranking dei siti? Ranking di un singolo cliente, o media ponderata dei ranking totali? Velocità nell’ottenere un determinato ranking?

La SEO, fortunatamente, è fatta di persone che hanno diversi approcci nei confronti dello stesso problema. (anche se l’algoritmo di Google è uno, quindi a rigor di logica, il metodo migliore per ottenere il massimo, è sicuramente uno solo)

Io ho una particolare concezione della SEO, che ho modellato nel tempo grazie non solo ai clienti ordinari (micro, piccoli, medi e grandi, tutti utili allo stesso modo), ma grazie anche a progetti interni, test continui, sperimentazioni. iniziative personali pazze (es. posizionarsi 1° risultato per “iPhone 5” e migliaia di longtail prima dell’uscita del telefono, tutto per divertimento 😀 Con grande incazzatura di qualche “big” che dopo varie settimane ha provato addirittura a buttarci giù con negative SEO e DDoS vista l’impossibilità di battermi con la SEO :P).

In tutta onestà, non ho mai trovato una persona che condivida il mio stesso modo di procedere. Non che il mio approccio sia necessariamente il migliore (cosa che io ovviamente penso, altrimenti cambierei metodo, no?) ma tendo ad avere pochi contatti con i colleghi nazionali proprio perché non trovo corrispodenza con il mio modo di pensare.

Ci sono SEO molto legati al valore contenutistico/semantico delle pagine, SEO fissati solo sui  parametri offpage (link) ossessionati di PageRank e stupidaggini simili, SEO dipendenti dagli EMD e così via. C’è anche da dire che esistono tanti SEO che hanno moltissima visibilità in rete ma che, in realtà, producono quotidianamente dei gravi danni ai siti dei clienti, che poi devono essere risolti da altri SEO…

Purtroppo ci sono (tanti) clienti che credono all’equazione “visibilità = competenza” e vengono tratti in inganno da ciò. Proprio per questo, a costo di sacrificare un pò di “fama”, ho scelto di chiudere il mio blog, abbandonare al 99% tutti i social “lavorativi”, smettere di scrivere articoloni su EspertoSEO, evitare webinar, conferenze, interviste (questa, ovviamente, la faccio molto volentieri :D) e cose del genere..

Tutto questo per dire che attualmente, se facessi una classifica dei SEO italiani, sarebbe parziale, imprecisa, non veritiera e forzata, per questo evito.

5)   Quali sono le condizioni di lavoro ideali e le peggiori per un SEO?

Cerco di essere sempre onesto e schietto, e lo farò anche con questa domanda. La condizione lavorativa peggiore per un SEO, secondo me, è quella in cui il SEO è in-house.

Lavorare sempre per la stessa azienda, secondo me, taglia le gambe alla creatività e impedisce una reale crescita professionale (che in questo campo è tutto, ripeto, tutto).

Una volta ottenuto il risultato X, il SEO in-house si occupa solo di mantenimento, o ottimizzazione pro-forma, per questo non ha interesse a aggiornarsi, sperimentare nuove tecniche, osare, e così via. Chi non sperimenta, in questo lavoro, perde valore professionale, giorno dopo giorno.

E’ molto improbabile che un in-house possa “mettere mano” su siti di altra tipologia rispetto a quella del sito aziendale. Se un SEO in-house deve occuparsi dell’ottimizzazione dello stesso sito, per tutto il suo orario lavorativo, potrà mai venire in contatto, che ne so, con gli EMD? Toccherà con mano il comment spam? Le doorway? Gli capiterà mai di dover usare il Disavow Tool? Vedrà mai una azione manuale, e ne risolverà mai una? Dovrà mai confrontarsi con upgrade di CMS? Migrazioni tra CMS diversi? Dovrà mai fronteggiare la negative SEO? Magari con 301 da domini spam/porno che ovviamente non si vedono con Majestic e gli altri tool? Metterà mano su siti multilingua? Dovrà toccare .htaccess, robots.txt e altri “bei giocattolini”?

Io credo di no.

L’orizzonte limitato e le prospettive mozzate di chi ha un unico obiettivo, tutti i giorni, è un ostacolo massacrante nella SEO.

Viceversa, sempre secondo me, la condizione migliore è quella di SEO dirigente di una media/grande web agency, che continui a sporcarsi le mani tutti i giorni. Il SEO che si occupa di attività commerciali/amministrative e che delega a altri SEO questa attività, diventa un semplice amministratore d’azienda (fa figo dire CEO?).

Il dirigente che, invece, continua a fare il SEO e che, appunto, si “sporca le mani” con i clienti tutti i giorni, mantiene il giusto contatto con la realtà e con la sperimentazione quotidiana, che gli permette di crescere sia come dirigente sia come SEO. La situazione perfetta sarebbe una grande web agency che, oltre ai vari SEO, responsabili amministrativi, contabili, commerciali, ecc, disponga di uno o più programmatori interni, sistemista per i server dedicati, copywriter, traduttori multilingua, e così via (insomma, tutto il SEO/WEB-related).

Questa condizione permette la massima libertà d’espressione ed è, immagino, il sogno della maggiorparte dei professionisti di questo settore. (a parte i fighetti dei freelance che hanno, appunto, il limite dell’egoistica individualità della loro condizione, per cui tutto diventa necessariamente “collaborazione” e mai “condivisione”).

6)   Quali software utilizzi per fare SEO?

Questo è un domandone 🙂 Devo parlare solo della SEO in senso stretto, altrimenti i software utilizzati sarebbero troppi da elencare. (con software intendo anche tool online, altrimenti sarebbe un pò limitativo)

– Riguardo il rintracciamento dei backlink il software è uno e solo: MajesticSEO. La versione premium (che permette i report avanzati) è dieci volte meglio di qualsiasi altro software di categoria. Chi, come me, si è occupato anche di casi di negative SEO/spam/ecc, sa che la profondità (e rapidità!) di Majestic è ineguagliabile, sotto tutti gli aspetti possibili e immaginabili. Per ottenere una lettura rapida della situazione SEO di un sito/pagina (oltre a SEMRUSH che è un pò particolare) uso Open Site Explorer di MOZ perché è molto facile e chiaro da leggere (peccato che refresha l’index con una lentezza biblica). Se proprio vogliamo dirla tutta, sono convinto che il Domain Authority e il Page Authority di OSE, siano i due parametri SEO generali migliori in assoluto. (nulla a che vedere con Pagerank e altre schifezze che hanno annebbiato la testa di tantissimi SEO)

– Per la ricerca delle keyword, l’unico e inimitabile è il tool interno di AdWords. In casi estremi, c’è anche Ubersuggest ma io, onestamente, praticamente non l’ho mai dovuto utilizzare perché le idee mi vengono da sole, non so voi…

– Per la ricerca strategica di keyword multilingua c’è Global Market Finder sempre di Google (anche questo ultra sottovalutato e stranamente conosciuto a pochi)

– Browser: FireFox per tutto e Chrome in Incognito, e sempre con cache/cronologia/cookie svuotati, per le ricerche su Google.

– Per audit e analisi profonda onpage (oltre a un buon Advanced Web Ranking) c’è Screaming Frog (ma il fatto che la versione free è limitata a 500 URL è scritto piccolo piccolo..) e anche Xenu (che è ultra-sottovalutato, free senza limiti, ma conosciuto da pochi).

– Ci sono tantissimi software relativi al web/os molto utili e, per esempio, tante estensioni di Firefox per la SEO che sono fondamentali, ma non voglio annoiare nessuno 😀

Tutto qui 🙂 Gli strumenti devono essere pochi ma buoni. Il resto deve farlo la testa, dato che automatizzare tutto è controproducente (faccio largamente a meno di Xrumer, Scrapebox & co, dato che le uniche funzioni di ricerca/scrape interessanti me le faccio da solo in PHP/fogli Drive )

7)   Quali consigli daresti a un SEOFITA? (giovane sulla cattiva strada)

La Coca-Cola condividerebbe i suoi processi industriali con Pepsi? Oppure con una nuova azienda di cola nata da poco? Io credo di no… La SEO è la stessa cosa: siamo tutti amici e fratelli nelle conversazioni, nei convegni, nei forum.. Ma siamo tutti competitor. Tutti quanti noi facciamo business sulla stessa identica piattaforma: Google. Un SEO che da consigli a un altro SEO, se non parliamo di società o ipotetica collaborazione presente/futura, non fa altro che generare un danno professionale/commerciale a sé e un vantaggio all’altro, sfido chiunque a dirmi che non è così. Proprio per questo ho smesso di leggere blog di settore (nazionali e non), ascoltare webinar e hangout, conferenze, e così via: mi sembra come prendere un placebo per curare una malattia. Trovare qualcosa di veramente interessante è talmente raro che fa passare la voglia di cercare. Nessuno, e dico nessuno, si sognerebbe mai di rivelare le proprie tecniche migliori a un corsista o addirittura un estraneo. La mia opinione è che ciò che viene rivelato in rete o nelle “occasioni pubbliche” è tutto ciò che PUO’ essere rivelato, altrimenti rimarrebbe assolutamente segreto.

La maggior parte dei consigli che leggo in giro, sono varianti più o meno articolate (“arzigogolate” ndr) della stessa storia.

Faccio un esempio concreto che vale per ogni argomento: la funzione dei redirect in ambito SEO è conosciuta a tutti, dato che è stata spiegata da Matt Cutts in tanti video ed è largamente presente nella documentazione ufficiale. Eppure il reindirizzamento è spesso presente in guide, articoli di blog, webinar e altre cose del genere: grandi luminari che, gratuitamente, ci danno sedicenti consigli SEO preziosissimi di 400-500 parole sui 301… Poi vai a leggere e scopri che è sempre la solita solfa: il fatto che 301 è permanente, 302 è temporaneo. Il fatto che uno passa rank e traffico, l’altro solo traffico, blablabla. Il 301 fatto con l’htaccess, quello PHP, il meta refresh e così via. Se la giornata è proprio fortunata, c’è la ciliegina sulla torta: il SEO smanettone ti ci aggiunge anche un mega paragrafo sull’utilità del reindirizzamento 307 (che non userai mai in vita tua, come Internet Explorer, per capirci. In tutti i vari “consigli SEO”, però, si parla sempre della stessa identica cosa trita e ritrita, rigirata in mille modi, grigliata, arrostita, affumicata, bollita, sempre quella è: i concetti sono sempre gli stessi ma presentati in modo diverso (sotto forma di consiglio SEO, guida PDF gratis incredibile se inserisci la tua mail per la newsletter, e così via).

Un SEO che ha sperimentato, invece, potrebbe avere importati informazioni inedite e importanti sull’utilità del 301 da siti non-www a www e viceversa, la reazione di Google nei confronti di network di reindirizzamenti, catene di redirect A>B>C>D>E>A, un redirect fatto in javascript e i suoi influssi (dato che JS può essere disattivato), informazioni riguardo l’effettiva e concreta reazione di Google nei confronti di un 302 fatto da un sito già posizionato verso uno non posizionato, e così via.

Il SEO che sa queste cose, generalmente, non condivide queste informazioni preziose con nessuno perché, come ho già detto, fanno la differenza tra lui e il neofita.

Proprio per questo io non mi aspetto di trovare informazioni utili in rete, sopratutto se provengono da altri colleghi (che sono ancora meno motivati a condividere rispetto a, che ne so, un programmatore o un web designer).

Se posso dare un consiglio a un neofita, quindi, sarebbe questo: non dare troppo peso ai consigli degli altri ma impara a sperimentare e capire da solo, perché questa abilità, a differenza del singolo trucco, ti renderà capace di affrontare ogni situazione lavorativa senza dipendere da nessuno. (il buon vecchio Confucio, disse: “dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita.”)