SEO e Personal Branding

by francesco 2.5K views0

Ultimo aggiornamento 23 Gennaio 2018

Quali sono le attività SEO che dobbiamo portare avanti per noi stessi come liberi professionisti, consulenti o personaggi pubblici? Oggi vediamo come coltivare la reputazione e “posizionare” noi stessi su Google.

seo e personal branding
seo e personal branding

Era tutta la vita che volevo scrivere un articolo come questo, ma prima di farlo, ho aspettato di poter raccontare la mia storia, perché ho capito che prima sviluppare la tua reputazione sul web, devi averne una.

Ho cominciato a fare SEO alla fine del 2007, poco dopo ho aperto la mia prima agenzia con (in tutto) due soci. Non avevamo soldi, né un ufficio in cui ricevere clienti e soprattutto non avevamo idea di come si facesse questo mestiere. Eravamo temerari, avventurieri, corsari nel senso peggiore, ma allo stesso tempo sapevamo (almeno io) dove volevamo arrivare e ci eravamo messi in gioco con tutto quello che comportava. In quattro anni sono successe due cose:

1)   ho pagato il prezzo della mia inesperienza

2)   ho imparato a fare SEO

Il prezzo da pagare è stato perdere sistematicamente quasi tutti i clienti che prendevamo, lo confesso, come dovrebbero fare quasi tutte le web marketing agency napoletane di quel periodo. Quello che ho guadagnato in termini di consapevolezza e conoscenza, lo avrei messo a frutto solo parecchio tempo dopo.

Ma se non sapevamo fare web-marketing, come prendevamo i clienti?

Ve lo spiego subito, ora che posso: posizionarsi solo per alcune chiavi, come “web-marketing-napoli” o “scrittura per il web napoli”, è relativamente facile e ti rende un po’ visibile verso potenziali clienti che ogni tanto finiscono col chiamarti e a quel punto un buon venditore se la può giocare.

 

Avere una buona reputazione significa tutt’altro!

A metà del 2011, dopo 4 anni di mazzate e i primi soffertissimi successi, decisi di mettere online SeoGarden, perché sentivo la necessità di condividere gli studi che facevo, le mie esperienze professionali e anche per dialogare direttamente con gli studenti dell’Università e con i miei allievi del corso SEO. Ho cominciato a raccontare tutto, senza pensare che qualcuno potesse rubarmi il mestiere.

Quest’articolo potrebbe anche concludersi qua, perché è esattamente tutto qui:

1)   innamorati di un mestiere

2)   imparalo a tue spese

3)   ama i tuoi clienti

4)   raccontati

5)   sii presente

C’è un 6° punto, che in realtà a meno che tu non sia un maledetto eremita dovrebbe essere una conseguenza diretta degli altri 5: entra in contatto con altri professionisti conosciuti che fanno il tuo lavoro da più tempo.

Se lavori al tuo personal branding avendo in mente solo questo punto, senza considerare gli altri, puoi anche arrivare a farti conoscere da tante persone, il problema però è che nessuno saprà perché sei conosciuto, quindi a meno che non usi questa popolarità per tirare pacchi, non ti servirà a niente.

Sto dicendo in sostanza che per fare personal branding, il 90% del lavoro da fare è semplicemente il tuo.

 

Esaurito il pistolotto, veniamo alla SEO:

Quando sei veramente forte, non ti posizioni solo per 5 o 6 keywords, ma diventi visibile per ogni query che inserisci su Google in quell’ambito specifico. parlo di un lavoro sulla long tail che è possibile fare solo quando hai capito cosa vuol dire davvero fare ottimizzazione SEO, oppure e insieme, quando passi almeno due o tre anni della tua vita a pubblicare articoli che siano frutto della tua passione, del tuo lavoro, dell’amore che senti per la vita quando lo svolgi, indipendentemente dal risultato.

Ché la gente se ne accorge… e pure Google.

 

Ci sono molti aspetti utili in chiave di personal branding, legati alle digital PR, cioè a quanto “sai campare” in mezzo agli altri mentre ti occupi del tuo lavoro. Questi aspetti rientrano in parte nelle attività di posizionamento organico, cioè quelle esterne al sito web che danno peso ai contenuti ottimizzati.

Qui si tratta di partecipare alle discussioni su altri siti web pertinenti, dicendo la tua e tenendo conto di due cose:

1)   Devi argomentare e prenderti la responsabilità di quello che dici, altrimenti sei un parcheggiatore abusivo di commenti.

2)   Considera che le persone su internet rispondono malissimo senza rendersene conto. Sii buono con loro, perdonale di esistere.

Sul capitolo coinvolgimento degli influencer, in realtà non ho molto da dire perché faccio SEO e non social media marketing. Gli altri SEO in realtà li ho conosciuti semplicemente facendo il mio lavoro, insomma, dovrebbe essere una cosa naturale a patto che tu abbia cura di quello che fai tutto il giorno. Magari prima o poi scriverò un articolo nel merito, portando qualche esempio concreto estratto dai lavori che sviluppiamo in agenzia.

Nel frattempo, conoscete per caso qualcuno che faccia questo mestiere e abbia una buona reputazione? 😉